Quasi tutti gli oggetti, quando vengono colpiti, pizzicati o in generale ‘meccanicamente disturbati’, vibrano.
Quando un oggetto vibra, tende a farlo secondo una particolare frequenza o un insieme di frequenze, che vengono dette naturali. Se l’ampiezza delle vibrazioni è abbastanza grande e la frequenza naturale rientra nella gamma di frequenze percepibile dal nostro orecchio, l'oggetto vibrante produrrà onde sonore udibili, e quindi acustiche, che possiamo percepire come più o meno piacevoli.
In alto i calici!
Nei momenti di festa, all’atto di un brindisi, tutti cerchiamo di produrre un suono brillante e piacevole tramite l’urto fra i calici. Quel suono, in generale, ha una frequenza naturale che si aggira intorno ai 900-1000Hz e varia con la dimensione, la forma, lo spessore e la struttura del vetro del bicchiere.
La ragione fisica che sta dietro al tintinnio dei bicchieri è legata alle vibrazioni che l’incontro fra i due calici induce nelle pareti della coppa (o bevante come potrebbero dire i sommelier) e nelle masse di vino e aria in essa contenuti.
L’urto genera un campo di pressione locale, per le quali la coppa funge da cassa di risonanza, e dal quale il suono (che è un’onda di compressione e decompressione) si propaga verso le nostre orecchie.
E se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Immaginiamo di variare la quantità di vino nel bicchiere e di urtarlo con un oggetto rigido, come un cucchiaino.
All’aumentare del vino, l’ampiezza e la frequenza delle vibrazioni prodotte dall’urto sul calice sono in genere minori di quelle che si sviluppano quando si urta lo stesso bicchiere con una minore quantità di vino.
Il vino nel calice funge quindi da smorzatore: in pratica fa sì che il vetro vibri con maggior difficoltà. E il suo incremento di massa modifica la frequenza di risonanza del sistema bicchiere+vino+aria.
Fermo o frizzante?
I più esperti degustatori -e con buon orecchio- avranno sicuramente notato che, se nel calice c’è un vino fermo (senza bollicine, per intendersi), il suono prodotto sarà un tintinnio più cristallino di quello ottenibile quando lo stesso calice ospita uno spumante.
C’è una ragione fisica anche per questo. Le bolle contengono un gas: l’anidride carbonica. Se la perturbazione dovuta all’urto produce un valore locale di pressione per il quale quel gas non risulta solubile in quello specifico vino, le bolle sfuggono ed evaporano.
Questa dispersione produce una sorta di smorzamento delle onde sonore e questo rende il suono un po’ più sordo e ne riduce la gradevolezza.
Prima di chiudere, se l’argomento ti ha incuriosito, ti segnalo un altro mio precedente post nel quale parlavo di come fare musica con i bicchieri.
Buon proseguimento di lettura e… CIN CIN!