Nel corso di una mattinata di lettura in spiaggia, mi sono tuffato in questo piccolo libro di Erling Kagge.
Questo saggio è incentrato sul valore del silenzio, in questo tempo del rumore nel quale le possibilità di essere disturbati sono sempre crescenti e nel quale il silenzio è sotto attacco. E con lui le nostre capacità di concentrazione e attenzione, ma anche la possibilità di fermarsi e interrogarsi su cosa si sta effettivamente facendo.
Kagge è un esploratore, il primo ad aver raggiunto da solo il Polo Nord, e credo proprio che nessuno come lui si è trovato a tu per tu con il silenzio. E riesce a raccontarlo in modo da fartene provare quasi invidia.
Particolarmente forte è la parte nella quale Kagge spiega che, seppur gratis, il silenzio è il nuovo lusso. Perché è l’unico bisogno che una persona sempre a caccia dell’ultimissima moda o novità non riesce a soddisfare. Perché in una società dopaminergica che punta sempre ad aggiungere e ad aumentare, il silenzio agisce ‘contro tendenza’ perché toglie. Perché potersi allontanare dal rumore quotidiano, e lasciare così che altri si occupino delle incombenze quotidiane in nostra assenza, rappresenta ormai un privilegio.
E molto efficacemente spiega:
"Le persone capaci di adattarsi al rumore sono davvero poche. Si impara a conviverci pensando di non avere altra scelta, ma il rumore è una fonte di disturbo che riduce la qualità della vita. E ciò non vale solo per gli uomini ma anche per gli animali: alcune ricerche dimostrano che il livello crescente di rumorosità nelle aree urbane sta modificando il canto degli uccelli: le loro tonalità più basse sono sempre meno usate, a favore delle tonalità più alte che possono competere con i suoni creati dagli uomini. Ma questa alterazione del canto rende più difficile attirare un partner per l’accoppiamento, e gli uccelli producono sempre meno uova. Uomini o animali, il silenzio è un lusso per tutti".
Pare proprio che non si possa aspettare che arrivi o ritorni il silenzio. Ci si deve creare il proprio.