In questo post proverò a spiegarti quanti modi esistono di ascoltare un suono o un rumore, quando e perché li applichiamo, e quale di questi è il più frequente.
Sembra di fare un po’ filosofia, ma non è proprio così. Essere consapevoli di come ascoltiamo è importante, perché grazie all’ascolto ci relazioniamo con il mondo circostante, decidiamo se stiamo bene o no in un certo posto, e magari inventiamo modi e sistemi per migliorarlo.
Quanti modi di ascoltare esistono?
Esistono almeno 3 modi di ascoltare un suono o un rumore, e dipendono dalle informazioni che da esso possiamo o vogliamo ottenere.
Ogni individuo, più o meno consapevolmente, attiva uno o più modi d’ascolto, a seconda della situazione in cui viene a trovarsi. Possiamo distinguere fra:
- ascolto causale, quando ascoltiamo al fine di raccogliere informazioni in merito alla sorgente sonora o alla sua origine: ci chiediamo quale e dove sia la causa del suono;
- ascolto semantico, quando ascoltiamo per comprendere il linguaggio contenuto in un suono; ciò accade se questo è già organizzato in codici (come accade per esempio nel linguaggio parlato, in un brano musicale, nell’alfabeto Morse, ecc.);
- ascolto ridotto, quando ci concentriamo sul suono come fenomeno a sé e come semplice oggetto di osservazione, a prescindere dalla sua causa e dal suo senso.
Quando li applichiamo?
Ascolto causale
L’ascolto causale è sicuramente il più frequente nella vita di tutti i giorni. Infatti, quando udiamo un suono, subito ci interessa comprendere le sue cause: quando un rumore inaspettato ci sorprende, immediatamente cerchiamo di individuarne la sorgente e magari confermare le nostre intuizioni. Lo facciamo tutti, perché il suono condiziona la nostra esistenza, e il nostro cervello decide quali sono i rumori accettabili e quali no.
Ascolto semantico
La definizione di ascolto semantico che abbiamo visto sopra parla da sé e chiarisce che il suo ambito di applicazione è quello della comunicazione fra persone; esso è finalizzato al dare un senso al suono. Questo ascolto è interamente finalizzato a comprendere il messaggio che un certo suono porta con sé. Noi tecnici acustici dobbiamo essere consapevoli che esiste questa forma di ascolto ogniqualvolta siamo chiamati a migliorare l’acustica di un ambiente quale un’aula scolastica, un auditorium, una sala di ristorante, ecc.
Ascolto ridotto
Infine, l’ascolto ridotto è quello degli addetti ai lavori, di quelli che vedono nel suono un oggetto di osservazione indipendente dalla sua causa e dal suo senso. È una situazione borderline, che richiede esperienza e concentrazione, perché spoglia il suono di qualsiasi finalità comunicativa, e si concentra solo sulle sue caratteristiche di natura acustica. È il caso sicuramente dei tecnici che lavorano nel campo dell’audiovisivo, ma anche degli studenti che sono all’inizio della loro pratica con uno strumento musicale. Ma è anche l’ascolto che svolgiamo noi consulenti acustici quando dobbiamo descrivere un suono o un rumore attraverso le nostre misurazioni, con numeri, grafici e tabelle ai quali applicare i limiti delle leggi.
Quali sono le tue esperienze in merito?
Sono certo che ti sia già capitato di cercare la causa di un suono. Per esempio, se sei stato mai colto di sorpresa da un rumore (per esempio lo sgocciolìo del rubinetto in piena notte), la prima domanda che ti sarai posto sarà stata: “cos’è stato?!” Beh… questo è un esempio lampante di ascolto causale.
Ogni volta invece che ascolti una canzone alla radio o una lezione, o partecipi ad una riunione di lavoro …allora stai facendo dell’ascolto semantico.
Infine, se hai la fortuna di lavorare nel campo della musica (suoni uno strumento? lavori con i segnali audio?), sicuramente pratichi o hai praticato con regolarità l’ascolto ridotto.
In attesa del prossimo post, nel quale ti parlerò più nel dettaglio dell’ascolto causale, per ora non mi resta che augurarti… buon ascolto, qualunque esso sia!!